La storia della Cattedrale è legata a quella dei Normanni, che, dopo aver conquistato la Sicilia, si occuparono della riorganizzazione religiosa. Ristabilirono le diocesi, finanziando la costruzione delle chiese e chiamando a reggerle uomini validi e preparati. L’edificio fu eretto per volontà del vescovo normanno Gerlando, poi santo. I lavori di costruzione iniziarono intorno al 1093 e finirono nel 1099. Il 4 aprile di quell’ anno San Gerlando la consacrò e la dedicò alla Madonna Assunta e a San Giacomo Apostolo. Solo 200 anni dopo, durante il vescovado di Bertoldo De Labro, la chiesa realizzata fu intitolata a San Gerlando, diventato patrono della città. La Cattedrale si contraddistingue per la varietà dei suoi stili, dovuta all’edificazione di nuove costruzioni che andarono via via ad aggiungersi alla struttura originaria, e agli ampliamenti e rimaneggiamenti che furono realizzati nei secoli XIII-XIV e XVI-XVII. Anche gli interni furono rimaneggiati nel tempo.
Nella navata sinistra si trovano i sepolcri di Vescovi dal XV al XVIII secolo. Il soffitto è diviso in tre campate: la campata occidentale è a capriate di legno dipinte; le pitture riproducono santi. La campata centrale è di stile spagnolo e a cassettoni dorati; in quella orientale, al centro, si nota un’aquila bicipite (cioè con due teste) recante lo stemma di Carlo V della Casa D'Asburgo di Spagna. Della Cattedrale è interessante l’acustica: dietro l’altare maggiore, nell’abside, si possono sentire le parole pronunciate a bassa voce, sulla porta principale, alla distanza di 82 metri. Si narra che il fenomeno fu scoperto da un imbianchino, che mentre lavorava dietro l’altare maggiore sentiva la moglie che confessava i propri peccati al confessore in fondo la chiesa.
La cattedrale conserva le seguenti opere:
tela del Martirio di Sant'Erasmo,
tela della Madonna del Rosario e anime Purganti,
urna di San Felice Martire,
tela dell'Immacolata,
scultura del Compianto,
cappella di San Gerlando, con statua del Santo e monumento sepolcrale del vescovo Francesco Trayna,
cappella con Urna argentea contenente i resti di San Gerlando,
cappella di San Bartolomeo,
cappella della Madonna con statua della Madonna col bambino, tabernacolo e tela della Nascita della Vergine, affresco del Paradiso,
cappella dedicata al Santissimo Crocifisso,
cappella De Marinis con due sarcofaghi e scultura della Madonna col Bambino (1493, collaborazione fra Giovannello Gagini e Andrea Mancino),
cappella del Redentore,
monumento funebre del vescovo Andrea Lucchesi Palli,
monumento funebre del vescovo Francesco Gisulfo,
monumento funebre del vescovo Antonio Lanza,
dipinto della Madonna col bambino,
monumento funebre del vescovo Colonna Branciforti,
monumento funebre di Lo Jacono,
monumento funebre di La Pegna,
monumento funebre del vescovo Gioeni,
soffitti lignei.
La Cattedrale è aperta tutti i giorni tranne il Lunedì dalle 10:00 alle 13:30 e dalle ore 15:30 alle 19:00.
LA TORRE DELLA CATTEDRALE
La Torre Campanaria fu costruita dal Canonico Giovanni Montaperto nel 1470 e rimase incompleta dopo che fù eletto vescovo di Mazara il materiale con cui fù costruita e detta "Pietra di Comiso" ed è divisa in quattro ordini sovrapposti nel primo e secondo ordine ci sono delle finte finestre con lo stemma dei Montaperto nel terzo ordine si trova una finestra a tutto sesto da cui sin può guardare la vista di tutta la Città e anche la Valle dei Templi e nell'ultimo ordine si trovano le campane.........LA TORRE E' VISITABILE.......apre tutti giorni tranne il Lunedì dalle ore 10:00 alle 13:30 e dalle ore 15:30 alle 19:00
La Chiesa di Santa Maria dei Greci sorge, nella via omonima, sulla collina di Girgenti. Essa corrisponde all’antico tempio di Atena o di Zeus Atabirios, che risale all’epoca di Terone. Di questo tempio rimangono tracce nelle fondazioni e nei resti della cella: era un tempio periptero esastilo, con tredici colonne sui lati lunghi, analogo al Tempio della Concordia, che misurava metri 34,70 x 15.10. La chiesa è detta dei Greci perché, durante la dominazione bizantina, fu Cattedrale di rito Greco-Ortodosso: divenne poi Cattedrale Cattolica, prima di San Gerlando. L’edificio attuale risale al XII-XIII secolo. La facciata presenta lo stemma dei Pujades con linee gotiche che richiamano l’architettura tipica dell’età sveva. L’ingresso è abbellito da un notevole portale archiacuto, la cui chiave presenta uno scudo. L'interno è a tre navate. Quella centrale presenta un soffitto ligneo di linea trecentesca, a capriate dipinte. Alle pareti sono tracce di sette riquadri trecenteschi affrescati, distribuiti attorno alla figura di una Madonna in trono col Bambino andata in parte distrutta. È la cosiddetta Madonna del latte con un esplicito riferimento alla Chiesa raffigurata in Maria, indicata dal figlio come fonte di grazia. I sette riquadri rappresentavano scene della vita di Maria. I due rimasti rappresentano: La Visione di San Gioacchino sul monte, in cui un angelo gli appare, annunciandogli la prossima maternità di Sant'Anna, e la Presentazione di Maria al Tempio. La chiesa conserva un sarcofago di marmo del 1570 che racchiude le ossa di due nobili palermitani: Bartolomeo Caputo e Isabella Termini. Durante gli ultimi restauri, sono state trovate la cripta e il colatoio del XIX secolo, dove i membri della Confraternita di Santa Maria dei Greci venivano fatti essiccare, seduti, prima della sepoltura. Le poltrone sono ricavate nella roccia viva al di sotto del livello del pavimento della cella del tempio.
La Chiesa di San Lorenzo, detta del "Purgatorio" nel centro storico di Agrigento Fastoso e splendido monumento del barocco, eretto nella seconda metà del 700, concepito per accogliere le solenni cerimonie liturgiche e le folle dei fedeli che ascoltano i predicatori. La facciata, a due ordini coronati da timpano, elegantemente scandita verticalmente da una serie di pilastri, presenta un'alternanza di elementi funzionali e decorativi di notevole effetto scenografico.
L'interno, che sa dare un'immediata e vibrante impressione di fasto pergli stucchi, gli ori, le pitture, rivela con immediatezza che siamo di fronte a una chiesa a "sala di predicazione" destinata ad essere ambiente e commento per le immagini che la completano. Il perimetro interno lungo mt.39 e largo mt.9 è concluso e sottolineato dagli stucchi decorativi del Serpotta (1656- 1732). Sono otto statue che rappresentano le virtù: l'Amore, la Semplicità, la Carità, la Prudenza, la Giustizia, la Religione, la Fortezza, la Mansuetudine. La cupola è decorata da un immenso e vorticoso affresco di Michele Narbone. Il Presbiterio, al centro, mostra le Anime del Purgatorio. La navata genera quattro cappelle nelle quali si ammirano la Deposizione e il Crocefisso.
Il Museo Diocesano dell’Arcidiocesi di Agrigento istituito nel 1872 dal vescovo Turano, presenta oggi un nuovo allestimento all’interno del settecentesco Palazzo Arcivescovile. La collezione esposta consente di seguire in otto sale espositive la storia della Diocesi agrigentina dalla rievangelizzazione cristiana, dopo la dominazione musulmana, avvenuta nel 1087 con la Conquista Normanna. Il Museo Diocesano di Agrigento si configura fin dalla sua prima fase progettuale, quale museo della Cattedrale e della sede vescovile medesima, poiché ne custodisce tutto l’arredo mobile storico. Il nuovo allestimento accolto nelle sale del Palazzo Arcivescovile è il punto di arrivo di un susseguirsi di “vicende” iniziate nel XVIII secolo. Il Museo Diocesano offre oggi una panoramica delle più significative opere dal XII al XIX secolo, un ricco patrimonio artistico giunto da tre nuclei collezionistici: il Tesoro dei Vescovi, il Museo storico, il Museo Diocesano.
Primo allestimento 1877 - Domenico Turano. Il grande richiamo esercitato fin dalla metà del Settecento dal sarcofago di Ippolito e Fedra e dalle antichità custodite in Cattedrale, diede impulso all’istituzione del primo nucleo museale diocesano negli ambienti della Cattedrale stessa. Il vescovo Domenico Turano nel 1877 destinò gli ambienti della navata nord, in uso come Aula Capitolare, a sede museale. La ricca collezione comprendeva oltre al sarcofago di Fedra, donato alla Cattedrale dal Canonico Libertino Sciacca, nella prima metà del XVIII secolo, il vaso attico di “Ulisse”, il sarcofago detto “delle coronarie” e altri oggetti antichi. Dopo il 1880, in occasione del lascito alla Cattedrale di Agrigento della collezione di Quadri di Don Alfonso Cozzo, si ritenne opportuno dare anche ai dipinti una sistemazione idonea. Tale raccolta venne ad unirsi a quella, già patrimonio della Cattedrale, formata nei secoli da donazioni e lasciti dei vescovi e dei canonici. Si utilizzò come ampliamento dello spazio espositivo, la cappella dei De Marines, attigua e comunicante con l’ex Aula Capitolare. Con il Vescovo Bartolomeo Lagumina (1895-1931), la collezione si arricchisce, portando alla luce gli affreschi medievali occultati nel seicento, cui si uniranno i quadroni che arredavano gli altari barocchi smantellati.
Secondo allestimento 1956 - Giovanni Battista Peruzzo/Museo Diocesano Minissi Ben presto, si cominciò ad avvertire l’esigenza di creare una struttura museale più ampia che accogliesse tutto il patrimonio artistico. Nel 1956 si cercò di adattare a Museo alcuni ambienti centrali della navata nord della Cattedrale. Il 25 Aprile dello stesso anno, il vescovo Peruzzo inaugura il Museo Diocesano di Arte Sacra in occasione del XXV anno del suo episcopato. Ci si rese ben presto conto dell’inadeguatezza dei locali e della necessità di trovare spazi più idonei.
Nel sito tra la Cattedrale e il Seminario, fu inaugurato nel 1959 il nuovo Museo diocesano progettato da Franco Minissi, una prima realtà museale autonoma, per accogliere oltre alle Collezioni legate alla Cattedrale, anche molte delle opere provenienti da altre chiese della diocesi. Concepito secondo le più moderne tendenze nel campo della museografia, il Museo ebbe vita breve a causa della frana che colpì Agrigento nel 1966.
Terzo allestimento 2009 - Carmelo Ferraro
Nel 2009, fatta una ricognizione della storia collezionistica della Cattedrale, il Museo riprese vigore da dove era cominciata la sua storia: nelle sale della Cattedrale che un tempo accolsero il Sarcofago di Fedra e la Quadreria, con il progetto di allestimento curato dal Soprintendente ai beni culturali di Agrigento la Dottoressa Gabriella Costantino.
MUDIA - 2014 - Francesco Montenegro
L’attuale evento franoso della Cattedrale ha causato la chiusura dell’edificio sacro e dunque la fine di un progetto che vedeva nella Cattedrale il ritorno del Museo. Un nuovo percorso museale vede oggi l’imponente Palazzo Arcivescovile, la sede del nuovo Museo Diocesano di Agrigento. L’attuale allestimento, pur avvalendosi della precedente opera, ne rielabora il percorso arricchendolo di nuovi collezioni e suggerendo una diversa logica di fruizione; coniugando al rigore scientifico la vocazione pastorale e didattica dei musei diocesani, secondo gli auspici della Lettera circolare della Ponteficia Commissione per i BB.CC della Chiesa su La funzione pastorale dei musei ecclesiastici (15 agosto 2001).
SALE E PERCORSO
Una storia di costruzione e riedificazione della fabbrica a partire da San Gerlando fino ad oggi. Dalla Cattedrale normanno-chiaramontana, all'ampliamento cinquecentesco; dai rimaneggiamenti barocchi alla ricerche delle antiche vestigia nel primo trentennio del secolo scorso.
Sala Cinquecento - Accolgono il visitatore alcune tavoli del tetto cinquecentesco che con le figure degli apostoli e dei santi della chiesa locale immette nella bimillenaria storia della cristianità. In linea con le forme rinascimentali si inserisce anche il busto reliquiario di Santa Vittoria, realizzato a Palermo nel 1593. Sala San Gerlando - Le tavole sospese del soffitto sono poste a preludio della Sala San Gerlando che narra iconograficamente la figura, la missione e la devozione legate al santo patrono. Una selezione di reperti di interesse storico - etnoantropologico sulla Santo Patrono. Sala Materiali lapidei - L’articolarsi del percorso espositivo ci conduce al nucleo più antico della Cattedrale, attraverso testimonianze plastiche della Cattedrale dal Medioevo al Quattrocento.
Sala Medievale - Un “palinsesto di affreschi” medievali, originariamente collocati lungo la navata meridionale della Cattedrale e nella Torre dell'orologio. Una sezione è dedicata alle arti suntuarie medievali della Cattedrale, pregevoli manufatti prodotti da maestranze itineranti legati ai laboratori limosini tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo.
Sala Giovanni Paolo II - Paramenti sacri - Una collezione di sacre vesti che costituisce parte del “Tesoro” dei Vescovi, pregevoli manifatture realizzate dalle realtà conventuali locali e palermitane tra XVII e XVIII secolo.
Cappella - La munificenza dei vescovi agrigentini trova la sua massima espressione nell'arredo liturgico che converge nella Cappella del Palazzo Arcivescovile, un ricco apparato argenteo realizzato da maestranze palermitane in pieno rigoglio settecentesco.
Quadreria I-II - La Collezione pittorica riunisce un fedele sommario delle maggiori testimonianze culturali sviluppatesi nel territorio agrigentino. Celebri la Madonna col Bambino dormiente e il Cristo Bambino dormiente sulla croce attribuiti a Guido Reni e alla sua scuola. Si distingue il pennello di Giuseppe Vinci(1737-1776), pittore palermitano “scolaro e seguace” del fiammingo Guglielmo Borremans. Sala degli Argenti - La straordinaria collezione di suppellettili liturgiche offre la possibilità di apprezzare il primato degli argentieri palermitani tra Sei-Settecento.
Sala esposizioni e la Collezione “Magro” - Della ricca collezione pittorica dei "Quadroni", provenienti dagli altari barocchi della Cattedrale, emerge il timbro pittorico del pittore sacerdote Nunzio Magro, attivo ad Agrigento dalla metà del XVII secolo ai primissimi del XVIII, ricordato dalle fonti storiografiche come allievo di Pietro Novelli.
Ciclo Mariano - Un percorso iconografico è dedicato alla Vergine Maria ora raffigurata come - Figlia, Madre serena e sorridente mentre nutre il Figlio dal latte materno, simbolo di salvezza e grazia divina, o ancora come protettrice di una località e intermediaria tra Dio e gli uomini per la loro salvezza. Ritrattista dei Santi - La serie pittorica giunse in Cattedrale grazie a lasciti e numerose donazioni, frutto dello spirito erudito del collezionismo privato agrigentino. Una cultura figurativa ottocentesca varia ed eterogenea, prodotta da maestranze locali e isolane.
Gli avori - La collezione eburnea, databile tra XVII e XIX secolo, costituiva il "Tesoro" della Cattedrale. Una campionatura di opere variegate culturalmente e tipologicamente. Dal tardo manierismo locale agli svolazzi settecenteschi. Dagli avori devozionali indo-iberici ai manufatti provenienti dalla Terra Santa. Le Insegne Vescovili - Dal "corredo dei vescovi" troviamo alcune insegne episcopali appartenuti ai presuli dell’Arcidiocesi agrigentina si espongono: croci pettorali, anelli episcopali, pastorale, mitria, pantofole liturgiche, chiroteche e Messali romani con pregiate coperte.
SALE DEL PALAZZO VESCOVILE
L’originario palazzo vescovile, costruito nell’XI secolo dal vescovo Gerlando aveva subito nel corso dei secoli ampliamenti e modifiche: danneggiato dal terremoto del 1693, era stato subito ripristinato. Verso la metà del Settecento, su disegno dell’architetto Domenico Dolcemascolo di Sciacca, vi furono apportate varie trasformazioni, sia nel prospetto, sia nell’interno. In particolare, i balconi furono eseguiti da Diego Pennica, mentre la trasformazione dell’appartamento vescovile fu curata da Filippo Zirafa.
Splendido è il portale d'ingresso, delimitato da due colonne che fanno da piedistallo a un balcone: quest’ultimo è arricchito da un timpano triangolare aperto al centro, che contiene lo stemma del Vescovo Andrea Lucchesi. Nei primi anni dell’Ottocento fu rifatto lo scalone d’ingresso e posta, in una sua nicchia, la bella statua marmorea di Santa Maria di Monserrato della scuola di Domenico Gagini. All'interno del Palazzo, sono custoditi i ritratti dei Vescovi agrigentini. Le Sale del Palazzo Vescovile ospitano già, ma la collezione deve essere riordinata, opere d'arte provenienti da diverse Chiese della Diocesi. Il Museo Diocesano di Agrigento si configura fin dalla sua prima fase progettuale, quale museo della Cattedrale e della sede vescovile medesima, poiché ne custodisce tutto l’arredo mobile storico. Il nuovo allestimento accolto nelle sale del Palazzo Arcivescovile è il punto di arrivo di un susseguirsi di “vicende” iniziate nel XVIII secolo. Il Museo Diocesano offre oggi una panoramica delle più significative opere dal XII al XIX secolo, un ricco patrimonio artistico giunto da tre nuclei collezionistici: il Tesoro dei Vescovi, il Museo storico, il Museo Diocesano. Primo allestimento 1877 - Domenico Turano Il grande richiamo esercitato fin dalla metà del Settecento dal sarcofago di Ippolito e Fedra e dalle antichità custodite in Cattedrale, diede impulso all’istituzione del primo nucleo museale diocesano negli ambienti della Cattedrale stessa. Il vescovo Domenico Turano nel 1877 destinò gli ambienti della navata nord, in uso come Aula Capitolare, a sede museale. La ricca collezione comprendeva oltre al sarcofago di Fedra, donato alla Cattedrale dal Canonico Libertino Sciacca, nella prima metà del XVIII secolo, il vaso attico di “Ulisse”, il sarcofago detto “delle coronarie” e altri oggetti antichi. Dopo il 1880, in occasione del lascito alla Cattedrale di Agrigento della collezione di Quadri di Don Alfonso Cozzo, si ritenne opportuno dare anche ai dipinti una sistemazione idonea. Tale raccolta venne ad unirsi a quella, già patrimonio della Cattedrale, formata nei secoli da donazioni e lasciti dei vescovi e dei canonici. Si utilizzò come ampliamento dello spazio espositivo, la cappella dei De Marines, attigua e comunicante con l’ex Aula Capitolare. Con il Vescovo Bartolomeo Lagumina (1895-1931), la collezione si arricchisce, portando alla luce gli affreschi medievali occultati nel seicento, cui si uniranno i quadroni che arredavano gli altari barocchi smantellati.
Secondo allestimento 1956 - Giovanni Battista Peruzzo/Museo Diocesano Minissi
Ben presto, si cominciò ad avvertire l’esigenza di creare una struttura museale più ampia che accogliesse tutto il patrimonio artistico. Nel 1956 si cercò di adattare a Museo alcuni ambienti centrali della navata nord della Cattedrale. Il 25 Aprile dello stesso anno, il vescovo Peruzzo inaugura il Museo Diocesano di Arte Sacra in occasione del XXV anno del suo episcopato. Ci si rese ben presto conto dell’inadeguatezza dei locali e della necessità di trovare spazi più idonei.
Nel sito tra la Cattedrale e il Seminario, fu inaugurato nel 1959 il nuovo Museo diocesano progettato da Franco Minissi, una prima realtà museale autonoma, per accogliere oltre alle Collezioni legate alla Cattedrale, anche molte delle opere provenienti da altre chiese della diocesi. Concepito secondo le più moderne tendenze nel campo della museografia, il Museo ebbe vita breve a causa della frana che colpì Agrigento nel 1966.
Terzo allestimento 2009 - Carmelo Ferraro
Nel 2009, fatta una ricognizione della storia collezionistica della Cattedrale, il Museo riprese vigore da dove era cominciata la sua storia: nelle sale della Cattedrale che un tempo accolsero il Sarcofago di Fedra e la Quadreria, con il progetto di allestimento curato dal Soprintendenza ai beni culturali
MUDIA - 2014 - Francesco Montenegro
L’attuale evento franoso della Cattedrale ha causato la chiusura dell’edificio sacro e dunque la fine di un progetto che vedeva nella Cattedrale il ritorno del Museo. Un nuovo percorso museale vede oggi l’imponente Palazzo Arcivescovile, la sede del nuovo Museo Diocesano di Agrigento. L’attuale allestimento, pur avvalendosi della precedente opera, ne rielabora il percorso arricchendolo di nuovi collezioni e suggerendo una diversa logica di fruizione; coniugando al rigore scientifico la vocazione pastorale e didattica dei musei diocesani, secondo gli auspici della Lettera circolare della Ponteficia Commissione per i BB.CC della Chiesa su La funzione pastorale dei musei ecclesiastici (15 agosto 2001).
SALE E PERCORSO
Una storia di costruzione e riedificazione della fabbrica a partire da San Gerlando fino ad oggi. Dalla Cattedrale normanno-chiaramontana, all'ampliamento cinquecentesco; dai rimaneggiamenti barocchi alla ricerche delle antiche vestigia nel primo trentennio del secolo scorso.
Sala Cinquecento - Accolgono il visitatore alcune tavoli del tetto cinquecentesco che con le figure degli apostoli e dei santi della chiesa locale immette nella bimillenaria storia della cristiantà. In linea con le forme rinascimentali si inserisce anche il busto reliquiario di Santa Vittoria, realizzato a Palermo nel 1593.
Sala San Gerlando - Le tavole sospese del soffitto sono poste a preludio della Sala San Gerlando che narra iconograficamente la figura, la missione e la devozione legate al santo patrono. Una selezione di reperti di interesse storico - etnoantropologico sulla Santo Patrono.
Sala Materiali lapidei - L’articolarsi del percorso espositivo ci conduce al nucleo più antico della Cattedrale, attraverso testimonianze plastiche della Cattedrale dal Medioevo al Quattrocento.
Sala Medievale - Un “palinsesto di affreschi” medievali, originariamente collocati lungo la navata meridionale della Cattedrale e nella Torre dell'orologio. Una sezione è dedicata alle arti suntuarie medievali della Cattedrale, pregevoli manufatti prodotti da maestranze itineranti legati ai laboratori limosini tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo.
Sala Giovanni Paolo II - Paramenti sacri - Una collezione di sacre vesti che costituisce parte del “Tesoro” dei Vescovi, pregevoli manifatture realizzate dalle realtà conventuali locali e palermitane tra XVII e XVIII secolo.
Cappella - La munificenza dei vescovi agrigentini trova la sua massima espressione nell'arredo liturgico che converge nella Cappella del Palazzo Arcivescovile, un ricco apparato argenteo realizzato da maestranze palermitane in pieno rigoglio settecentesco.
Quadreria I-II - La Collezione pittorica riunisce un fedele sommario delle maggiori testimonianze culturali sviluppatesi nel territorio agrigentino. Celebri la Madonna col Bambino dormiente e il Cristo Bambino dormiente sulla croce attribuiti a Guido Reni e alla sua scuola. Si distingue il pennello di Giuseppe Vinci(1737-1776), pittore palermitano “scolaro e seguace” del fiammingo Guglielmo Borremans.
Sala degli Argenti - La straordinaria collezione di suppellettili liturgiche offre la possibilità di apprezzare il primato degli argentieri palermitani tra Sei-Settecento.
Sala esposizioni e la Collezione “Magro” - Della ricca collezione pittorica dei "Quadroni", provenienti dagli altari barocchi della Cattedrale, emerge il timbro pittorico del pittore sacerdote Nunzio Magro, attivo ad Agrigento dalla metà del XVII secolo ai primissimi del XVIII, ricordato dalle fonti storiografiche come allievo di Pietro Novelli.
Ciclo Mariano - Un percorso iconografico è dedicato alla Vergine Maria ora raffigurata come - Figlia, Madre serena e sorridente mentre nutre il Figlio dal latte materno, simbolo di salvezza e grazia divina, o ancora come protettrice di una località e intermediaria tra Dio e gli uomini per la loro salvezza.
Ritrattista dei Santi - La serie pittorica giunse in Cattedrale grazie a lasciti e numerose donazioni, frutto dello spirito erudito del collezionismo privato agrigentino. Una cultura figurativa ottocentesca varia ed eterogenea, prodotta da maestranze locali e isolane.
Gli avori - La collezione eburnea, databile tra XVII e XIX secolo, costituiva il "Tesoro" della Cattedrale. Una campionatura di opere variegate culturalmente e tipologicamente. Dal tardo manierismo locale agli svolazzi settecenteschi. Dagli avori devozionali indo-iberici ai manufatti provenienti dalla Terra Santa.
Le Insegne Vescovili - Dal "corredo dei vescovi" troviamo alcune insegne episcopali appartenuti ai presuli dell’Arcidiocesi agrigentina si espongono: croci pettorali, anelli episcopali, pastorale, mitria, pantofole liturgiche, chiroteche e Messali romani con pregiate coperte.
SALE DEL PALAZZO VESCOVILE
L’originario palazzo vescovile, costruito nell’XI secolo dal vescovo Gerlando aveva subito nel corso dei secoli ampliamenti e modifiche: danneggiato dal terremoto del 1693, era stato subito ripristinato. Verso la metà del Settecento, su disegno dell’architetto Domenico Dolcemascolo di Sciacca, vi furono apportate varie trasformazioni, sia nel prospetto, sia nell’interno. In particolare, i balconi furono eseguiti da Diego Pennica, mentre la trasformazione dell’appartamento vescovile fu curata da Filippo Zirafa.
Splendido è il portale d'ingresso, delimitato da due colonne che fanno da piedistallo a un balcone: quest’ultimo è arricchito da un timpano triangolare aperto al centro, che contiene lo stemma del Vescovo Andrea Lucchesi. Nei primi anni dell’Ottocento fu rifatto lo scalone d’ingresso e posta, in una sua nicchia, la bella statua marmorea di Santa Maria di Monserrato della scuola di Domenico Gagini. All'interno del Palazzo, sono custoditi i ritratti dei Vescovi agrigentini.
Le Sale del Palazzo Vescovile ospitano già, ma la collezione deve essere riordinata, opere d'arte provenienti da diverse Chiese della Diocesi.