Caso Morandi, a due anni dalla chiusura il silenzio più totale.

Il viadotto Akragas.
Il viadotto Akragas.

Era bastata la tragedia del 14 agosto 2018 di Genova, dove il crollo del ponte Morandi provocò 42 vittime, per riaccendere anche ad Agrigento la questione sul nostro viadotto Morandi, o viadotto Akragas come meglio conosciuto dalla cittadinanza. Questo ponte è stato chiuso da Anas, l'ente gestore, il 16 marzo del 2017. Questa evidenziava "problemi strutturali all'impalcato". La stessa Anas prometteva un intervento di manutenzione straordinaria dell'importo di 30 milioni di euro per riaprire in sicurezza il viadotto. In due anni di chiusura il silenzio più assoluto. Nel recente passato, proprio a seguito della tragedia di Genova, si erano accesi i riflettori sul caso. Da più parti si chiedeva l'abbattimento della struttura. Lo chiedeva a gran voce soprattutto l'associazione ambientalista "MareAmico", che in molti casi aveva alzato la questione del degrado dei piloni. Ma qual è la storia di questo ponte? Il viadotto Akragas venne edificato nel 1971, per collegare la parte bassa della Città dei Templi, con la nuova frazione di Villaseta, che ospitò i sinistrati dell'evento franoso del 1966, il quale colpì Agrigento e ne distrusse la parte occidentale della stessa città. Il lungo serpentone di calcestruzzo armato affondò i suoi piloni su una necropoli paleocristiana, distruggendo quello che ne era il sito. D'altro canto, fu l'ultimo pugno nell'occhio per la città all'alba della passata stagione della speculazione edilizia, che con una colata di cemento risucchiò quella che era la vecchia Girgenti. Che il ponti versi in precarie condizioni di stabilità è sotto l'occhio di tutti. Ma il viadotto presenta anche problemi di sicurezza di altra natura. Questi riguardano la questione legata ai guard rail e alla totale assenza di barriere di protezione idonee all'altezza dello stesso impallato. In anni recenti, si è assistito infatti all'escalation di suicidi, favoriti dalle barriere troppo basse. Un altro problema è il numero di incidenti derivanti dalla carente segnaletica stradale. Il ponte quindi, nel complesso, risulta pericoloso su molti fronti. Conviene allora spendere la somma di 30 milioni di euro per una infrastruttura vecchia di 50 anni, costruita con calcoli statici di mezzo secolo fa? A nostro avviso non ne vale la pena. Bisognerebbe pensare a una viabilità alternativa e raso terra, come ha anche proposto il sindaco Lillo Firetto. Anche perché, a che punto è la gara d'appalto per l'aggiudicazione dei lavori di manutenzione straordinaria? Vogliamo investire veramente su questa struttura? Aspettiamo risposte dall'ente gestore, che acceleri i tempi e proponga soprattutto l'abbattimento del viadotto a favore di una viabilità alternativa.