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Teatro della Posta Vecchia Agrigento. 23 e 24 marzo 2019. Rassegna teatrale Mariuccia Linder: in scena “La donna scheletro”.

Sabato 23 marzo 2019, alle ore 21:00 e domenica 24 marzo 2019, alle ore 18:00 al Teatro 

della Posta Vecchia di Agrigento, settimo appuntamento con la rassegna teatrale organizzata 

dall’Associazione Culturale TeatrAnima di Agrigento “Mariuccia Linder - Una vita per il teatro 

il teatro per la vita”, dedicata a Mariuccia Linder, attrice agrigentina prematuramente 

scomparsa nel maggio del 2011. In scena LA DONNA SCHELETRO, spettacolo di Teatrodanza 

ispirato dal libro “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés

Testi originali: Michele Albano 

Con: Michele Albano, Elisa Di Dio (attori)

Fara Romano, Josephine Giadone, Bruno Sari (danzatori creativi)

Agnese Anzalone, Cristina Gruttadauria, Ilaria Lo Presti, Maria Rita Vitello (Hathor Academy 

di Maria Antonina Vitello)

Regia e coreografie: Josephine Giadone

Musiche originali: Patrizia Capizzi

Costumi e abiti: Tiziana Morreale

Luci e audio: Arte e Spettacoli di Michele Territo

Body painter: Andrea Di Pasquali

Fotografia: Michele Piazza

PRODUZIONE: Raimondo Ruggieri Art Company Caltanissetta

Inizio spettacoli: sabato ore 21:00 - Domenica ore 18:00 - Posto unico € 10,00

Info e prenotazioni: Teatro delle Posta Vecchia, Salita Giambertoni 13, Agrigento: 0922 26737 

Associazione Culturale TeatrAnima Agrigento: 3270044269 

Tratto dal libro “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés, affascinante è il 

modo in cui è riuscita a “scovare” dalle fiabe, dai miti e dai racconti popolari, una serie di 

archetipi necessari per indagare la parte più repressa del femminino la cui naturalità è stata 

addomesticata, resa timorosa e non autosufficiente, priva di iniziative e di autostima, 

facendole perdere i contatti tra la psiche individuale e l’anima. Sviluppare la difesa dagli 

inganni, rifiutare l’educazione alla passività considerando i fattori culturali e familiari che 

indeboliscono le donne è la teoria di base di questo insieme di saggi. Lo spettacolo intende 

lanciare un messaggio a tutti coloro che sono alla ricerca di se stessi, un messaggio di 

speranza in cui “l'Amore Reincarna Tutto “persino la morte. Un messaggio di speranza in un 

momento così attuale in cui valori come l'attaccamento alla vita e l'attesa dell'amore stesso 

sembrano dissolversi come sabbia al vento. Grazie alla danza e alla musica, nel racconto le due 

donne possono riprendere contatto con l’anima (con la donna selvaggia sepolta nelle parti più 

profonde), che esce dalla sua dimora utilizzando l’energia mentale per realizzare quello stato 

di solitudine necessario per ritrovare l’essenza femminile, un essere naturale che possiede “la 

creatività passionale e un sapere ancestrale”. Nella donna scheletro, una serie di eventi ci 

coinvolgono in una sorta di magia dall’inizio alla fine. Il primo “evento” ci porta al rapporto 

con il padre, per il quale tante donne hanno cambiato se stesse per compiacerlo, per sentirsi 

amate e accettate, e quindi c’è il pescatore, che rappresenta l’innamorato nella sua fase iniziale 

che pensa di aver trovato(un pesce proprio grosso), la compagna perfetta e non accetta i 

problemi e difficoltà che il rapporto porta obbligatoriamente, anche nei confronti di se stesso. 

Si fugge sempre di fronte alla paura che il cambiamento possa modificare tutto il bello che 

abbiamo creato nella nostra storia, ma le zone d’ombra ci rincorrono, il filo della lenza è il 

legame che inconsciamente ci portiamo dietro perché vogliamo conoscere la verità, anche se 

nessuno è mai pronto alla trasformazione . Forte è la scoperta del “non bello dell'amore”,

l'amore spesso è simile alla morte. La donna scheletro rappresenta la natura Vita/Morte/Vita 

del rapporto a due, solo vedendo il lato peggiore dell’altro, “sbrogliando” il filo intorno allo 

scheletro, non si muore ma ci si apre a nuova vita, fatta di nuove conoscenze. Quando la notte 

il pescatore ,sogna assiste “alla sua stessa perfetta bellezza”, in cui il mare e le due donne 

diventano fonte di serenità e benevolenza, e nella lacrima che egli versa la donna scheletro 

bevendola inizia la sua nuova fase: è la donna che viene a contatto con il dolore e le ferite che 

l’uomo non deve più affrontare da solo e di cui non deve più vergognarsi. E le apre il suo cuore 

e quindi l’accetta in tutte le sue forme: la donna scheletro si ricopre di carne e capelli, cioè 

rinasce a donna vera e completa, capace di amare ed essere amata, senza avere più paura di 

essere giudicata. E questo non è che il primo passo di un percorso comune nel cammino di 

crescita. (Josephine Giadone)